Continuiamo la nostra rubrica sui fattori di posizionamento SEO. Dopo avere trattato i fattori di posizionamento interni riguardanti il dominio, la pagina e il sito web, oggi ci occupiamo dei fattori di Ranking Esterno.
Il nostro obiettivo è quello di fornirvi una panoramica esaustiva di quelle che sono le variabili coinvolte nelle strategie SEO e le principali dinamiche che hanno portato ad eleggere alcuni fattori come determinanti.

I fattori SEO esterni si possono suddividere come segue:

  1. Fattori legati al backlink
  2. Fattori legati alle interazioni degli utenti
  3. Fattori esterni speciali

1. Fattori di ranking legati al backlink

 

imagesI fattori di posizionamento esterno hanno a che fare principalmente con il backlink: ovvero le fonti esterne che citano con un link un determinato sito web.
Il link è un valore molto influente nella determinazione del posizionamento nei risultati di ricerca, come avevamo detto nel precedente articolo a proposito del PageRank e del TrustRank. Un valore basato non solo sulla quantità dei link in ingresso, ma soprattutto sulla loro qualità e pertinenza: se una fonte che offre contenuti autorevoli e pertinenti cita un sito web come sua risorsa, significa che questa risorsa è anch’essa autorevole e che merita di essere maggiormente visibile per Google rispetto alle altre. Di conseguenza, più un sito web ottiene link di qualità, maggiori possibilità esso ha di posizionarsi al primo posto.
La link popularity, cioè la popolarità generata dai link, è uno dei concetti attorno cui Google ha visto nascere e creare il suo impero: gli ideatori del più famoso motore di ricerca compresero che i testi accademici più rinomati sono le fonti che vengono citate più spesso come riferimento autorevole. Allo stesso modo, i siti web possono citarne altri attribuendo a quest’ultimi una certa importanza. Con l’applicazione di questo concetto misurabile tramite un algoritmo e la sempre maggiore diffusione di Google, per la nascente figura del consulente SEO si iniziò a parlare di attività di link building, ovvero di quelle azioni mirate a ottenere il maggior numero di link possibili (meglio se di qualità) a un sito web, ottenendo i giusti backlink.
I possibili fattori relativi al backlink sono molteplici e non sono riferibili solo alla tipologia e al modo in cui una risorsa linka un’altra: alcuni sono attinenti al dominio, altri si ricollegano alla pagina web che linka.

A proposito dei fattori SEO relativi al dominio, avevamo affermato che il dominio è un capitale importante e anch’esso un elemento SEO. Questa considerazione vale anche per i domini che linkano altre risorse. Il dominio-tipo da cui un qualsiasi sito web vorrebbe essere citato dovrebbe avere le seguenti caratteristiche:

  • essere longevo (l’età del dominio è importante, più è vecchio meglio posiziona la risorsa citata);
  • essere autorevole e quindi di per sé già citato da altre risorse;
  • essere rilevante, ovvero che sia a tema con gli argomenti del sito web citato.

Inoltre, un sito web si posiziona meglio degli altri se ottiene un alto numero di link da diversi domini. Ottenere link da domini con estensione locale influisce nel ranking nell’area geografica di riferimento. Infine, i domini governativi (.gov) e quelli che si occupano di educazione ed istruzione (.edu), come pure i link da Wikipedia, influiscono maggiormente sul ranking rispetto agli altri.

Le caratteristiche della pagina web possono essere determinanti per posizionare meglio le risorse che linka.
Innanzitutto si deve considerare il suo PageRank e la sua rilevanza, o grado di attinenza alla risorsa che cita. Bisogna inoltre considerare se la pagina citata è una pagina hub, vale a dire una pagina considerata una risorsa importante, e occorre verificare che la posizione del link nel testo e nella pagina sia preferibilmente al suo inizio, in modo tale da potere posizionare meglio la risorsa rispetto a un link inserito alla fine, nel menù laterale o a pié pagina.
Anche la quantità delle condivisioni sociali può influire sul ranking delle risorse citate (dell’influenza dei Social Network parleremo nel prossimo articolo). Un numero notevole di pagine che citano la medesima risorsa è anch’esso un fattore di ranking, anche se provengono dallo stesso dominio – a meno che il link non sia presente su ogni pagina del sito web (spiegheremo meglio questo passaggio tra poco).

Le tipologie di link possono essere le più disparate, ma a seconda della loro origine, potrebbero avere un impatto positivo o negativo sul ranking del sito citato. Uno degli fattori più controversi per quel che riguarda i link è l’attributo “nofollow” che è possibile inserire nel codice HTML del link. Questo attributo suggerisce a Google e agli altri motori di ricerca che quel collegamento ipertestuale non deve essere seguito per influenzarne il posizionamento nell’indice dei motori di ricerca stessi.
Ma e davvero così?
Ufficialmente Google ha dichiarato: “in generale, non li seguiamo”. Ciò vuol dire che se un backlink con attributo “nofollow” non passa PageRank (come si dice in gergo SEO) e anchor text, non è detto che lo stesso non venga incluso nei risultati del motore di ricerca, infatti la stessa risorsa ad esempio potrebbe essere citata da altri siti web senza l’attributo “nofollow”.
A nostro avviso, la presenza di backlink “nofollow” in una certa percentuale paradossalmente contribuisce a migliorare il posizionamento della risorsa citata, e quindi a delineare un profilo di link costruito in modo naturale.
Un altro argomento abbastanza discusso è la crescita dei link. Sembrerebbe che Google dia una spinta a quei siti che ottengono rapidamente un certo numero di link, poiché ritenuto segno di una popolarità in aumento; al contrario, un rallentamento o una diminuzione dello stesso numero di link in maniera repentina si ritiene che possa far perdere posizioni nel ranking.
Attenzione però: l’utilizzo massiccio di network di siti, che si ottiene realizzando blog e siti che fanno parte dello stesso network al solo fine di far aumentare in modo repentino ma innaturale il numero di backlink, ha portato Google a identificarli come dei veri e propri siti spam e a distinguerli dai blog e da siti network “reali”.

Fattori che certamente hanno un impatto positivo sul ranking si possono classificare come segue:

  • link provenienti da competitor (intesi come quelli che competono nella stessa query/keyword);
  • link contestuali, ovvero inseriti nel contenuto;
  • link provenienti da siti autorevoli;
  • link provenienti dai contenuti generati dagli utenti (ad esempio commenti e recensioni, articoli di blog a tema);
  • link provenienti da contenuti di qualità, ricchi di contenuti testuali, multimediali e ben scritti.

Come già detto, un sito con un profilo di link ottenuti in modo naturale si posiziona meglio e non avrà nessuna ripercussione negativa in seguito a successivi aggiornamenti dell’algoritmo di Google. Un profilo di link naturale è caratterizzato dalla diversità dei link: quindi, ricevere link da diverse fonti è un segnale di qualità per Google – al contrario, molti link provenienti da una singola fonte è considerato chiaro indice di spam.

I fattori che potrebbero, invece, influire negativamente sul ranking si possono ricondurre a un eccessivo utilizzo delle seguenti pratiche:

  • link provenienti da cattivi vicini (siti di spam considerati affini alla risorsa citata);
  • uso eccessivo dei 301, ovvero di troppi link che reindirizzano a un nuovo URL in cui è stata spostata una pagina;
  • link reciproci tra diversi siti;
  • numero di link uscenti presenti nella pagina che linka (meno ne sono presenti, più PageRank passa quella pagina al link);
  • link da profili di forum (sono stati devalorizzati da Google a causa dell’eccessiva attività di spam);
  • link “sitewide”, ossia ripetuti su tutte le pagine del sito;
  • link sponsorizzati.

A questo proposito, è bene precisare che i link che si trovano nei pressi di parole come “sponsor” e “pubblicità” potrebbero diminuire il ranking della risorsa citata; ciò non significa che non bisogna realizzare banner e annunci ma segnalare chiaramente quali sono i link sponsorizzati e inserire l’attributo “nofollow” argina questo problema.

posizionamento-sito-web-sui-motori-di-ricercaProseguiamo la nostra analisi dedicando particolare attenzione a una tipologia di link che negli scorsi mesi, dopo alcune dichiarazioni fatte dal capo del team antispam di Google, Matt Cutts, ha fatto letteralmente sobbalzare dalle scrivanie i consulenti SEO di tutto il mondo: quelle derivanti dai guest post.
Questa attività off-site negli anni è stata molto praticata in quanto permetteva di ottenere backlink producendo degli articoli che venivano ospitati in siti web esterni. In soldoni, l’ingegnere di Google aveva esplicitamente scoraggiato a utilizzare il guest post come strategia di link building.
Queste dichiarazioni, secondo molti hanno sancito la morte del guest post, ma come spesso capita, è accaduto che le sue parole siano state male intese. Leggendo attentamente le prime affermazioni di Cutts in proposito, infatti, e confrontandole con quello che ha successivamente specificato, si capisce che il messaggio era quello di non impiegare la pratica del guest post come unica o massiccia strategia SEO: l’obiettivo del guest post è infatti quello di migliorare l’esperienza dell’utente, e non quello di ottenere link in ingresso. Concludendo, il guest post deve essere inteso come una strategia di comunicazione realizzata in modo oculato, con contenuti di qualità che possano essere utili con il fine di ottenere visibilità e che siano degni di essere citati da altri. Non come una riduttiva attività di link building.

Alcuni fattori relativi al link hanno a che fare con aspetti più tecnici:

  • per esempio l’anchor text, ovvero il testo che descrive il tipo di link inserito al fine di posizionare le risorse citate in determinati risultati di ricerca, che oggi ha perso gran parte della sua importanza a causa dell’inserimento forzato di precise keyword al suo interno;
  • il titolo del link, cioè il testo che compare quando si posiziona il mouse sul link e la presenza della keyword nel titolo;
  • l’età del backlink (da quanto tempo esso è stato inserito).

Per finire questa lunga panoramica sui link, ricordiamo che Google dà importanza anche a ciò che si trova nei pressi del link: cioè i termini che ricorrono all’interno della pagina che cita la risorsa suggeriscono al motore di ricerca quale sia l’argomento trattato. Anche il “sentimento” attorno al link può suggerire il peso da assegnare allo stesso: se ad esempio, nelle vicinanze sono presenti commenti negativi, il link potrebbe influire negativamente al ranking. Ci troviamo nell’interessante e nuovo campo del web semantico.

2. Fattori di ranking legati alle interazioni degli utenti

 

Website-BacklinksQuesti fattori sono quelli su cui nemmeno il migliore esperto SEO del mondo può intervenire.
Si possono certo creare siti web molto gradevoli graficamente e ben organizzati dal punto di vista delle informazioni, con contenuti utili e di qualità, ma se gli utenti non interagiscono con il sito e/o se il sito non viene visitato, non riuscirà mai a piazzarsi tra le prime posizioni delle SERP.

Trattandosi di fattori che non si possono controllare, si ipotizza che siano anche quelli maggiormente determinanti nel ranking. I fattori che, probabilmente, in questo ambito vengono presi in considerazione si identificano sostanzialmente con le principali metriche utilizzate per l’analisi delle statistiche relative agli accessi al sito.
Un fattore che ha un gran peso è la percentuale di utenti che clicca sull’indirizzo del sito web dai risultati di Google rispetto al totale di ricerche realizzate per una determinata parola chiave, in altre parole il CTR organico. A parità di altri fattori, un sito web che ha un CTR organico alto vanta un segnale ritenuto di qualità da Google, poiché indica in maniera inequivocabile il gradimento e la popolarità di quel sito e quindi merita di essere posizionato ai primi posti delle SERP. Viene anche considerato il CTR organico generico, ovvero il tasso di clic riferito a tutte le keyword in cui il sito è presente.

Un altro importante fattore è il traffico diretto. Accedere a un sito web digitando direttamente il suo indirizzo (o tramite salvataggio sui segnalibri del proprio browser) suggerisce a Google che esso è conosciuto e ricordato, un segnale di fiducia e affidabilità molto importante al pari del CTR organico. Il traffico diretto ad un sito web è un po’ come citare in modo spontaneo la prima marca che viene in mente riferendosi a una categoria di prodotti. Per questo, esso è sicuramente uno dei fattori SEO tra i più considerati.

Gli altri fattori SEO legati alle interazioni degli utenti potrebbero essere:

  • il traffico di ritorno, ovvero il numero di utenti che tornano su un sito dopo averlo visitato una volta;
  • il tempo medio trascorso sul sito;
  • il numero di commenti presenti nel blog o in altre pagine;
  • la frequenza di rimbalzo, ovvero la percentuale di visitatori che abbandona il sito dopo avere visitato una sola pagina di essa (più questo tasso è basso, meglio il sito si dovrebbe posizionare).

Inoltre, Google sembrerebbe considerare la lista di siti bloccati (ottenuti dalle preferenze o alle segnalazioni fatte dagli utenti) e i dati della Google Toolbar, un barra disponibile per Internet Explorer. Tuttavia, mentre il primo fattore non è più disponibile a meno che non si installi su Google Chrome il relativo plugin, per il secondo non è chiaro quali dati vengano tenuti in considerazione; pertanto, questi fattori sono da ritenere molto marginali.

3. Fattori di ranking speciali

 

Come ultima categoria di fattori di posizionamento SEO esterni, trattiamo una serie di fattori che non possono essere ricondotti a nessun altro raggruppamento effettuato e che pertanto vengono considerati come fattori speciali.
Questi fattori sono legati a un particolare settore o a un particolare tipo di ricerca e possono influenzare ulteriormente i risultati o determinati tipi di query. Alcuni fattori sono molto tecnici e specifici, enunceremo pertanto solo quelli più significativi.

cap8_1La freschezza e la diversità: per alcuni tipi di query, Google dà importanza ai siti web più aggiornati; inoltre, per altri tipi sembrerebbe aggiungere e variare i risultati proponendo diversi domini.
Nel primo caso, questo fattore si applica in particolare ai risultati editoriali. Il motivo? Avere delle query aggiornate sulle notizie in tempo reale, specie nel caso di breaking news o notizie caratterizzate da frequenti aggiornamenti. Quello della “freschezza” è un parametro introdotto a seguito degli attentati dell’11 settembre: gli utenti cercavano le immagini delle Torri Gemelle e venivano visualizzate ancora integre. Google in quella occasione comprese che fosse necessario per un certo tipo di query realizzare aggiornamenti più frequenti.
Per quanto riguarda la “diversità”, Google ha deciso di variare i risultati proposti aggiungendo più risultati e domini in ragione di alcuni termini che possono essere ambigui e avere molteplici significati (ad esempio, gli acronimi e le sigle, oppure i personaggi noti che hanno lo stesso cognome).

Sappiamo tutti per esperienza che Google tende a personalizzare i risultati restituiti, specie quando l’utente fa login dai servizi Google. In questi casi, il motore di ricerca tiene d’occhio lo storico di navigazione dell’utente (quali siti web ha visitato) e lo storico delle ricerche. In base a ciò, personalizza i risultati successivi, facendo salire di posizioni quelli che in passato l’utente ha visitato e quelli che hanno a che fare con i termini ricercati.

Inoltre Google personalizza le sue SERP generiche nei seguenti casi:

  • targetizzazione locale, ovvero i risultati con IP e/o estensione del dominio locale;
  • Safe Search, filtrando i siti con contenuti per adulti se questo è attivo;
  • ricerche transazionali e risultati relativi allo shopping: vengono arricchite dai contenuti commerciali e dalle schede di prodotto (si  vedano le immagini dell’articolo introduttivo a questa mini-rubrica);
  • ricerche locali in cui vengono visualizzati i risultati di Google + Local con i relativi indirizzi fisici;
  • box di Google News che viene aggiunto per le ricerche relative ad alcune notizie
  • risultati delle immagini, aggiunte ad esempio se l’utente cerca oggetti, animali o personaggi famosi.

Ulteriori fattori speciali si riferiscono alle cerchie di Google Plus e ai brand. Google dà preferenza ai siti delle persone che l’utente ha aggiunto su Google Plus e ai brand nelle ricerche generiche (parole chiave short-tail) e in quelle relative al dominio dei brand.
Di Google Plus, degli altri Social Network e dei relativi (possibili) fattori, come pure dei brand ci occuperemo nel prossimo articolo.
E non perdete l’approfondimento dei fattori relativi allo spam.

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