Quella che sembrerebbe l’enunciazione di una teoria evoluzionistica dell’Ottocento è in realtà il severo dictat dell’economia dei nostri giorni. Oggi in Italia, se sei un’impresa, o hai la capacità di crescere velocemente e bene oppure sei destinato a sparire dal mercato. Nessuna via di mezzo, nessuna speranza di aiuto: la scelta è tra il fallimento e una dignitosa eutanasia; comunque sia, la morte dell’impresa.

La nascita è la prima tappa della troppo spesso veloce e ineluttabile parabola delle imprese italiane. Noi, popolo latino dall’ingegno spiccato, non manchiamo certo per entusiasmo, originalità e volontà di realizzare l’idea imprenditoriale della vita: quella che sembra possa funzionare veramente. Siamo disposti a investire tutto ciò che di materiale e immateriale possediamo: i soldi e anche la nostra casa per ottenere (con sempre maggiore difficoltà) i prestiti bancari necessari ad avviare l’impresa; per non parlare dei giorni e delle notti dedicati al nostro progetto… Con estrema velocità, forse sarebbe meglio parlare di precocità, si definisce il prodotto/servizio da presentare, si ricerca il personale necessario e, dopo mesi di burocrazia, spese, impegno e sforzi si mette a regime una parte della produzione e si compie il tanto agognato ingresso sul mercato. Forse qualcuno potrà aver obiettato che non si era ancora pronti ed è stato allora che è risuonata la frase fatidica: intanto cominciamo a vendere, poi si vedrà. Ma vendere cosa? come? a chi? a che prezzo? con quale vantaggio competitivo? Non si sa bene, però si comincia a vendere. Peccato che, iniziando a vendere col cuore colmo di speranza per una rapida crescita, ci si renda presto conto che per emergere tra i concorrenti del settore e per farsi conoscere dai potenziali clienti sia necessario fare “pubblicità”. L’Agenzia di Comunicazione che si è scelto, se è seria, reciterà a sua volta il mantra già citato: cosa? come? a chi? a che prezzo? con quale vantaggio competitivo? Se la neonata impresa resterà sorda a questo secondo appello del marketing, è probabile che l’Agenzia abbozzi e dia al cliente quello che lui vuole: una pubblicità vistosa, scadente nei contenuti e, in ultima analisi, inefficace. Questo significa che l’impresa, ancora in fasce e già con un ingombrante fardello di spese che crescono ogni giorno, invece di generare i ricavi sperati collezionerà molti costi, finché sarà costretta ad attuare una politica di prezzo che punta al ribasso per rastrellare un po’ di liquidità. Nasci con le idee confuse; vendi al ribasso; i margini non coprono i costi; rosso fisso, le banche e i fornitori ti assillano; cominciano i tagli alla produzione e al personale e infine prendi i libri contabili e vai in tribunale. Chiudi. Siamo all’epilogo: l’impresa muore. Poteva andare diversamente?

Alcuni dati

I dati riguardanti la demografia delle imprese sono molto utili per studiare le dinamiche dei mercati e dei diversi contesti economici territoriali. La creazione di nuove imprese e la loro uscita dal mercato costituiscono infatti indicatori importanti per misurare il grado di dinamicità di un sistema economico e di persistenza delle nuove iniziative imprenditoriali nei mercati concorrenziali, più di quanto riesca a descrivere il PIL (il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese). astudio.it è un’azienda nata in Sicilia e, il primo sguardo, è inevitabilmente sui dati dell’isola contenuti nel rapporto L’analisi congiunturale dell’economia siciliana nel 2012, elaborato dal Servizio Statistica del Dipartimento Bilancio della Regione. In Sicilia le performance delle imprese stanno ridisegnando la mappa delle attività e interi settori produttivi rischiano di scomparire, come fa presagire il dato sulla caduta libera del PIL (Tab. 1) di oltre il 2% a fine 2012, che riporta l’isola indietro di dieci anni e con previsioni ancora negative per il 2013.

Secondo le informazioni provenienti dalle Camere di Commercio, sono in calo anche il numero di imprese industriali attive, che sono state 31.209 nel terzo trimestre del 2012 (Tab.2), lo 0,8% in meno rispetto all’ammontare dell’analogo periodo del 2011.

Il rapporto citato indica anche la moderata ripresa dell’attività produttiva (industria, turismo e agricoltura) e delle esportazioni che si qualificano come elementi di vitalità che interrompono il lungo trend negativo. Questo significa che la Sicilia può e deve sviluppare le proprie potenzialità per raggiungere livelli di reddito e di occupazione degni di una regione che vuole definirsi “sviluppata”, ma riuscirà a farlo solo con adeguati strumenti imprenditoriali e di marketing, non certo con politiche assistenziali e clientelari. Per analizzare la dinamica demografica delle imprese si utilizzano i tassi di natalità e di mortalità delle stesse, la cui somma costituisce il turnover lordo di imprese, chiamato anche Business Churn, e la cui differenza fornisce il turnover netto, ovvero la crescita del numero di imprese. Il tasso di natalità (mortalità) delle imprese è dato dal rapporto percentuale tra numero di imprese nate (cessate) nell’anno e la popolazione di imprese attive nello stesso anno. Il turnover lordo è pari alla somma del tasso di mortalità e di natalità. Un confronto tra gli indicatori di demografia delle imprese può essere svolto con i paesi dell’Unione Europea (nei quali viene effettuata la Business Demography) e a livello regionale all’interno di uno stesso Paese. In Italia, ad esempio, le ripartizioni mostrano valori dei tassi di natalità e mortalità molto diversificati e il tasso di sopravvivenza delle imprese in Sicilia, a cinque anni dalla loro costituzione, è più alto della media nazionale. Dato diraamato dall’Osservatorio Economico di Unioncamere Sicilia, pur sempre critico, ma che fa ben sperare. (Tab.3 Rapporto Sicilia 2012, pag 13)

 

L’anagrafe delle imprese è uno specchio fedele dell’immagine dell’economia, oggi segnata da profonde difficoltà e da una diffusa incertezza nel futuro, da cui emerge il bisogno di politiche di sostegno, soprattutto a favore della piccola e media impresa, che in Italia è anche la più diffusa. Ulteriori approfondimenti sono possibili visitando il sito Starnet, la rete degli uffici studi e statistica delle Camere di Commercio, e scaricando i documenti relativi alla demografia delle imprese dove sono pubblicate le rilevazioni trimestrali eseguite da Movimprese e i dati sulle consistenze, sulle iscrizioni e sulle cessazioni delle imprese italiane del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Segnaliamo inoltre il sito dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno (SVIMEZ), che mette a disposizione i rapporti annuali sull’economia del Mezzogiorno d’Italia.